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Sound Blaster #1: Lou Reed “My Red Joystick”

SOUND BLASTER!

Lou Reed  “My Red Joystick”, 1984

Salve a tutti e a tutte. Con questo post inauguriamo la rubrica “Sound Blaster!” che si occuperà di segnalare alla vostra graziosa attenzione brani musicali, di artisti famosi o meno, che hanno a che fare in qualche modo con l’effervescente e colorato mondo dei videogiochi, soprattutto del passato. E non è una scelta casuale quella di iniziare con un brano di un artista come Lou Reed.

”My Red Joytick”, infatti, è ben più di un brano che racconta una storia di autoemarginazione, è anche un inno per tutti quelli che videogiocano come fosse un vizio inconfessabile (come, in effetti, è) giustamente esecrato dalla società. Il cantautore newyorkese sin dagli esordi nei Velvet Underground è stato il cantore dei miserabili, degli autodistruttivi dissoluti, dei fiori del male perversi e masochisti. Quindi era solo questione di tempo, prima che l’attenzione dell’aedo degli uomini da marciapiede e dell’oscurità metropolitana si concentrasse su questa nuova specie di sfigati allucinati. Siamo nel 1984, nelle case furoreggiano l’Atari 2600 e il Commodore 64, nelle sale giochi trionfano Paperboy, Dragon’s Lair e tutti i classici come Donkey Kong e Ms.PacMan. Lou Reed immagina quindi una scena di depressione e autocommiserazione, come al solito, e ci immerge nei pensieri di un tizio che fa delle amare considerazioni sul suo rapporto con la moglie/compagna che probabilmente lo sta lasciando portandosi via tutto.

Il brano parte prendendola un po’ alla larga, parlando di Eva e della mela e blablabla, per poi arrivare al momento di rivendicazione: prediti i tuoi abiti, prenditi i tuoi gioielli, prenditi la televisione, prenditi quel sapone che mi stomaca, ma lasciami il mio Piccolo Joystick Rosso! E via così, alternando altri paragoni tra la moglie/compagna ed Eva e dichiarazioni decise e risolute che lei può portarsi via pure la Porsche, i bambini, i tappeti, le rose, ma deve lasciargli il Suo Piccolo Joystick Rosso!

Il finale della storia lo racconta la copertina dell’album: Infine lei se ne va, lasciandogli la casa svuotata e questo cavolo di Piccolo Joystick Rosso (che dovrebbe essere un Wico Command Control leggermente modificato). E lui è felice, perché sullo schermo (che forse nemmeno esiste perché si è portata via tutto, pure le rubinetterie e le foto delle vacanze) c’è lui stesso, finalmente protagonista di un videogioco. Lou Reed, come nei suoi episodi migliori, non giudica e lascia parlare i suoi protagonisti. E inserisce anche questo personaggio alla sua collezione di depravati e perdenti. Siatene orgogliosi, o giocatori, anche se ormai i joystick sono stati sostituiti dai meno virili Joypad e in alcuni tristi casi, persino da cosi simili a telecomandi.(Cosa che mi ha fatto venire in mente l’indimenticabile brano di Renzo Arbore “La vita è tutto un quiz” con i sui struggenti versi: Il padre al figlio dice/senti un po’/solo un consiglio è quello che ti do/tu nella vita comandi fino a quando/ci hai stretto in mano il tuo telecomando.)

P.S.: Nello stesso album “New Sensation” c’è un altro brano in tema, “Down in the Arcade” dove sono citati Defender e Robotron. Così, tanto per gradire.

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